Stagione teatrale 2024/25
Viviamo in un mondo globalizzato, dove quasi in tempo reale si possono avere notizie e fatti che accadono dall’altra parte del globo, dove ci si può connettere a migliaia di km di distanza con chiunque; questo in apparenza dovrebbe generare una coscienza di insieme, generare un senso di appartenenza tra tutti gli esseri umani che vivono su questo pianeta perso nell’universo e invece in contrapposizione, (forse per reazione?) si è sviluppata una grande solitudine, un grande individualismo.
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Viviamo nel trionfo dell’Io, con tutte le sue conseguenze. Il NOI, nella nostra accezione, è la pluralità degli IO che insieme percepiscono un senso di appartenenza al di là dei clan o delle nazioni ma in quanto esseri umani; e non per affermare che si è migliori di altri ma per pensare che la nostra esistenza è legata indissolubilmente agli altri, è legata indissolubilmente a questo pianeta vivo e in sofferenza che abitiamo e di cui dobbiamo prenderci cura. E il NOI globale è formato, è sostenuto e costituito da comunità più grandi, più piccole o piccolissime, il cui insieme, la cui coscienza e speranza nel futuro costruisce un minimo tassello di un puzzle assai più grande.
Il teatro, nella sua esistenza secolare, quando funziona, è un mezzo per stare insieme, per scambiare opinioni, per contrastare la solitudine dell’IO. È un mezzo per riscoprire il senso di una piccola comunità, minimo tassello di un puzzle più grande e necessario. In questa direzione intendiamo lavorare nella prossima stagione, con molti spettacoli e azioni rivolte al pubblico, inteso come comunità, un confronto per combattere le derive della solitudine.
E non a caso la citazione del titolo della canzone di Mia Martini “Almeno tu nell’universo”, un brano potente che pur essendo rivolto a un uomo, non è solo una canzone d’amore. Dentro le parole del testo ci sono forti considerazioni sulla società contemporanea, sull’incoerenza delle persone e sulla mancanza di punti di riferimento:
Sai, la gente è strana…
Sai, la gente è sola…
Sai, la gente è matta,
forse troppo insoddisfatta
I direttori:
Beppe Rosso
Girolamo Lucania
Simone Schinocca